Teatro

De Filippo, finisce la grande lite

De Filippo, finisce la grande lite

Nel ’44 la separazione dei fratelli: decenni di incomprensioni, ora l’accordo tra gli eredi. Luigi: porto in scena per la prima volta un’opera di zio Eduardo. «Caro zio Eduardo, ci ritroviamo in palcoscenico: tu come autore e io come attore di una tua commedia». Una lettera immaginaria, ma commossa quella che Luigi De Filippo scrive al celebre zio, scomparso nell’84. È la prima volta, dopo cinquantaquattro anni di carriera, che il figlio di Peppino mette in scena una commedia di Eduardo (nella foto con Peppino e Titina): Non ti pago debutta il 28 luglio al Teatro Romano di Benevento, nella rassegna «Sannio Estate». Dice il protagonista e regista della messinscena: «Nella mia lunga avventura artistica, è un evento. Perché ho aspettato tanto tempo? Beh, sono stato distratto da altri progetti, ma soprattutto volevo una maturità artistica che mi consentisse di affrontare Eduardo, un grande autore». L’ammirazione che il nipote nutre per lo zio è incondizionata: «Ho sempre sostenuto che il premio Nobel, oltre giustamente a Dario Fo, sarebbe stato giusto conferirlo a Eduardo: le sue opere resteranno non solo nella storia del nostro teatro, ma in quello di tutto il mondo». Ammirazione e rimpianto sincero per la lite che divise i fratelli De Filippo. Racconta: «Ero un ragazzino, quando nel 1944 si verificò la crisi: dopo 14 anni di palcoscenico, vissuto anche con la sorella Titina, decisero di dividere la compagnia. La gente mi domandava il perché, ma io mi meravigliavo: con il carattere che avevano entrambi, mi sembrava un miracolo che avessero resistito tanto tempo insieme. Avevano personalità molto forti e secondo me fecero bene a dividersi, perché in seguito poterono sperimentare, separatamente, il teatro che amavano. Il loro destino di artisti richiedeva libertà espressiva». Ma i torti e le ragioni da che parte stavano? Risponde Luigi: «Si volevano un gran bene e si stimavano. Ma Peppino era soprattutto un grande attore, voleva cimentarsi con autori diversi; mentre Eduardo era un grande autore, preferiva interpretare i suoi testi, e non quelli degli altri». Al tempo circolarono voci su contrasti di interessi tra i due fratelli, ma Luigi smentisce: «Assolutamente no. Si sono separati perché due galli in un pollaio non ci potevano stare. Peppino, anche come autore, inventava macchine comiche perfette per far scattare la risata. Eduardo andava più nel profondo, scavava nella psicologia, nell’anima dei personaggi. Anche in privato erano diversi: Peppino aveva un carattere solare; Eduardo era più introverso». Luigi, che oggi ha 74 anni, non nasconde che all’epoca soffrì molto per la crisi familiare: «Ho cercato in tutti i modi di riunirli. Ho sempre continuato ad avere un rapporto stretto con mio zio: sin da giovane mi piaceva scrivere, così gli portavo in lettura i miei testi, per avere un giudizio. Quando poi nel 1980 mio padre si ammalò, telefonai a Eduardo: ci volle un po’ per convincerlo, ma alla fine venne. Fui felice, perché si erano ritrovati». Un dispiacere che Luigi condivise con la zia Titina: «Tentò di tutto per mettere pace in famiglia. Riuscì anche a organizzare qualche incontro, ma appena si parlava di teatro, i due ricominciavano a litigare. Mi addolora che sia morta nel ’63, senza vederli riappacificati». Spesso, quando si litiga fra parenti, ne risentono anche le generazioni successive. È stato così anche tra Luigi e il cugino Luca, figlio di Eduardo? Assicura Luigi: «Non ci siamo molto frequentati quando i nostri padri erano in vita, ma non ne abbiamo subito i malumori. Anche se in palcoscenico non abbiamo lavorato mai insieme, ci stimiamo molto. Ci hanno chiesto di recitare insieme, ma Luca ed io non vogliamo far rivivere fantasmi del passato: personalità eccezionali come i nostri genitori, non possono resuscitare attraverso di noi. Forse, se trovassimo un testo inedito dei De Filippo, mai interpretato da Peppino e Eduardo, chissà...». Luigi nega difficoltà nell’ottenere i diritti delle opere di Eduardo: «Luca giustamente non vuole inflazionare il mercato, ma non mi risulta sia difficile nella cessione dei diritti, al contrario...». Ma perché proprio 'Non ti pago?' Risponde: «Perché da ragazzino, avevo 12 anni, assistetti alla nascita in palcoscenico di quest’opera, recitata proprio dai tre fratelli: un’indimenticabile lezione di teatro. Rammento che in famiglia si rideva del fatto che il personaggio di Don Ferdinando, all’epoca impersonato da Eduardo, testardo, pirandelliano nella sua lucida follia, era Eduardo stesso con il suo carattere». Lo spettacolo che debutta a Benevento rientra in un più ampio progetto che Luigi dedica alla sua tradizione familiare, una trilogia che si intitola Casa De Filippo : nella passata stagione ha portato in scena Non è vero ma ci credo del padre; ora si cimenta in Non ti pago (a ottobre al San Babila di Milano poi al Quirino di Roma); e fra due anni rappresenterà una propria commedia, Tutto suo padre . Conclude: «Un omaggio alla leggenda dei De Filippo, 150 anni di storia teatrale, che per fortuna ancora continua». Guarda la scheda su Eduardo dei Grandi di Teatro.Org